Lanciano, nella città del Miracolo la festa della squilla

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Ormai Natale si avvicina e cosa di meglio che andare alla scoperta delle tante tradizioni natalizie che il nostro Bel Paese ci regala? Nelle nostre città si svolgono eventi commoventi, presepi e manifestazioni varie. Uno di questi luoghi ci regala un segno di pace per un Natale che ogni anno rinnova la tradizione: il 23 dicembre a Lanciano è un giorno speciale per chi ci è nato e per chi ci  vive.

Verso l’imbrunire le vie della cittadina si riempiono di un’insolita animazione, i negozi abbassano le saracinesche, i passanti si scambiano gli auguri e si dirigono verso la chiesa dell’Iconicella, distante circa 3 chilometri dal centro.

A dare il via al composto corteo sono i primi rintocchi della campanella, chiamata Squilla ,  posta sulla torre civica di Lanciano.

Arrivati in borgata Iconicella, si svolge una breve cerimonia religiosa che dà alla cittadinanza l’occasione di ritrovarsi e rinnovare i vincoli di amicizia e di solidarietà civile, non scordando di rivolgere un pensiero a chi da Lanciano ha dovuto partire e, emigrato lontano, proprio a Natale sente ancor più la nostalgia della propria terra.

Tutto si svolge entro le ore 19, quando dalla chiesetta tornati alla torre civica, inizierà il concerto di tutte le campane del paese, che prendono il ‘la’ dalla Squilla. L’invito ai cittadini è di rientrare in casa, per baciare con affetto e rispetto il coniuge e la persona più anziana, scambiarsi auguri e regali in un rituale di pace e di concordia che continua a conservare tutta la caratteristica di un’usanza antica. La cerimonia domestica si svolge in un clima di affettuoso rispetto e spesso segna il superamento di piccole incomprensioni o la pacificazione di contrasti. Se avete visto il divertentissimo film “Parenti Serpenti” potete farvi un’idea di questa “cerimonia”

Attorno alla tavola avrà inizio una cena che, pur non raggiungendo la varietà delle portate che costituiranno quella della vigilia, ha pur sempre un aspetto festivo e particolare. Dove c’è ancora, viene acceso il camino e tocca al capo famiglia porre sul focolare il “tecchio”, una radice di ulivo centenario fatta arrivare dalle proprie terre, che durerà nel foco- lare fino al giorno della Befana.

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La storia La Squilla si potrebbe definire come la festa della famiglia, apre infatti i festeggiamenti natalizi, perio- do dell’anno che come nessun’altro sa rinforzare i legami familiari. Secondo la tradizione la Squilla ricorda il viaggio che un arcivescovo di Lanciano, Tasso, usava compiere ogni anno dal 1588 al 1607, a piedi scalzi dal suo palazzo alla chiesetta dell’Iconicella, come penitenza ma anche per ricordare il viaggio dei pastori verso la grotta di Betlemme; molti fedeli lo accompagnavano per ascoltare la sua breve predica di pace.

Durante il pellegrinaggio la campanella suonava senza mai fermarsi, sino al rientro del vescovo nel suo palazzo. Lo storico Toschi sostiene, invece, che la Squilla rappresenti il trasferimento al 23 dicembre del rito della riconciliazione del giovedì santo, comune in tanti altri paesi e regioni d’Italia.

Salvo che, città frentana, ha assunto tutte le caratteristiche di una tradizione particolare e originalissima, tanto è ancora legata al patrimonio spirituale della popolazione. Nonostante i cambiamenti rispetto al passato, ed alcune interruzioni, questa tradizione oggi è molto sentita e la sera dell’antivigilia di Natale la campana fa ancora sentire i suoi rintocchi dando così l’inizio delle festività natalizie.

Il 23 dicembre 1984 si è svolta la prima riedizione di tale antica consuetudine; da allora ogni anno si può assistere al pellegrinaggio dal centro città alla chiesetta dell’Iconicella. Ciascun fedele porta in mano una candela, le fiammelle delle decine e decine di candele illuminano il corteo che avanza avendo come sottofondo il suono della campana.

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Chi non partecipa al corteo può accendere una candela nella propria abitazione. Dati i caratteri della festa appare probabile una sua origine istituzionale, ecclesiastica appunto. Il particolare del “santo vescovo”, che percorre il cammino a piedi scalzi recitando preghiere a Gesù Bambino, ben si inserisce nel clima della Controriforma che, nel tempo del folklore religioso, ha certamente favorito i motivi penitenziali di origine medievale. La coppia Gesù Bambino ed ecclesiastico è inoltre presente in molte manifestazioni folcloristiche e religiose del meridione di cui l’Abruzzo faceva parte culturalmente, storicamente e politicamente.

Lanciano

Distesa su colline che digradano verso la Valle del Sangro, tra la Maiella e il Mare Adriatico, Lanciano è il naturale punto di convergenza, e capoluogo, del comprensorio Sangro-Aventino. Le sue origini si perdono nella preistoria: indagini archeologiche testi- moniano la presenza di un abitato Neolitico e recenti scavi nel centro storico hanno messo in luce i resti della città di Anxanum, databile al XII sec. a.C. insediamento tra i più antichi d’Abruzzo.

Dal 1154 la città assume il nome di “Lanzano”; tra il XII e il XV secolo raggiunge il suo massimo splendore sia per la crescita architettonica sia per lo sviluppo delle Fiere, che faranno crescere a lungo l’economia.

Già conosciute come le “Nundinae” romane, le Fiere si svolgevano nei primi nove mesi dell’anno in onore di Apollo sul Colle della Selva dove sorgeva il Tempio dedicato alla divinità pagana, dal III secolo furono trasferite nel pianoro demaniale all’esterno dell’abitato dove si svilupparono sempre più raggiungendo il massimo splendore appunto nel XV secolo.

Legata al trasferimento delle Fiere dal colle della Selva al Campo della Fiera (l’attuale quartiere omonimo di impianto ottocentesco) è la costruzione del Ponte dedicato all’imperatore Diocleziano nel III secolo, la cui storia è intimamente connessa alla costruzione della Basilica di Santa Maria del Ponte.

Un complesso monumentale unico per la sua affascinante storia civile e religiosa; una struttura realizzata con alterne vicende nell’arco di ben 15 secoli e che rap- presenta un repertorio architettonico ancora in parte da scoprire. La sua straordinarietà è accresciuta dall’ottima acustica, che ne fa un apprezzato e suggestivo Auditorium per i concerti giornalieri dell’Estate Musicale Frentana.

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Città “Medaglia d’oro al Valor Militare” per la Resistenza (tra ottobre 1943 e giugno 1944 “presa nella linea del fuoco, la città subiva radicali distruzioni mentre più di 500 abitanti perdevano la vita. Per nove mesi di dure prove la popolazione di Lanciano forniva valorosi combattenti per la Lotta di Liberazione, sosteneva la Resistenza, dava tutta nobile esempio di patriottismo e fierezza”, si legge nella motivazione ufficiale), Lanciano è anche la città del Miracolo: nella Chiesa di S. Francesco si custodisce infatti il primo Miracolo Eucaristico che la storia della Chiesa Cattolica ricordi, avvenuto nel VII secolo. ciò rende ancora più suggestivo un soggiorno qui.

Vasto

Posto su un colle a dominare il mare: secondo la leggenda Vasto fu fondata da Diomede (Histonium), divenne quindi insediamento frentano e colonia romana; fortificata da Teodorico e distrutta da Pipino, fu affidata ad Aymone di Dordona che la ricostruì e la chiamò “Guasto di Aymone” (da qui Vasto). Sulla collina spicca il Castello Caldoresco, un punto da cui si domina la marina, la nota località balneare di Marina di Vasto.

Il Castello è un monumento dalla lunga e articolata storia: all’impianto originario, risalente alla prima metà del XV secolo, risale la prima struttura a pianta quadrata determinata da quattro fabbricati a base scoscesa disposti intorno ad un cortile rettangolare, con torri angolari cilindriche (ne rimangono solo due) cui sono state aggiunte nel 1439 tre punte sporgenti quadrangolari.

Il castello nel 1464 sostenne un assedio durato tre mesi contro le truppe di re Ferdinando I d’Aragona. Adibito a tribunale e a carcere tra 1605 e 1697, restaurato e rafforzato nel 1713, è stato utilizzato verso la metà dell’Ottocento come abitazione per privati. Una curiosità: il Castello Caldoresco fu effigiato nel franco- bollo da 1400 Lire (1980).

Altri importanti monumenti di Vasto: resti della chiesa di San Pietro, sorta alla fine del sec. XIII e rovinata da una frana nel 1956, di cui rimane solo il portale gotico. La Chiesa di Santa Maria Maggiore con due tele della scuola di Tiziano e un “Sposalizio di Santa Caterina” attribuito al Veronese, la Cattedrale con facciata duecentesca ha un portale ad arco acuto. La città conserva notevoli testimonianze del passato, tra cui Porta Nuova, resti delle terme e dell’anfiteatro romano.

pretoro

Siamo all’interno del Parco Nazionale della Majella, in un ampio e suggestivo anfiteatro diviso tra i comuni di Pretoro e Rapino.  Pretoro è un caratteristico borgo che sorge su di uno sperone roccioso della Majella, le case sembrano scolpite nella roccia separate solo dagli stretti vicoli.

L’artigianato del legno è un’attività fiorente, specializzato in particolare nella costruzione dei fusi per la lavorazione della lana e oggettistica varia. A soli 5 km da Pretoro, ecco Rapino, borgo medievale il cui centro storico presenta edifici di notevole importanza architettonica, risalenti al XVI- XVIII secolo.

Rapino vanta un’antica tradizione nel campo dell’arte ceramica e occupa un posto di tutto rilievo tra i centri ceramici storici dell’Abruzzo. Tra questi due comuni si divide Passolanciano-Majelletta, uno dei più spettacolari comprensori sciistici d’Abruzzo. Gli scenari (l’orizzonte spazia fino al mare Adriatico), le larghe piste e soprattutto l’ottimo innevamento sono le caratteristiche principali del bacino sciistico che sale dai 1306 metri di Passolanciano fino ai 1995 metri della cima della Majelletta. Il comprensorio è diviso in 2 stazioni, al momento separate: Passo Lanciano (da 1300 a 1650 m),con piste che si snodano in una folta faggeta, e la Majelletta (da 1650 a 1995 m), con attrezzato snow park e ampi campi di neve per carving, fondo, sci- alpinismo.